...un giorno particolare nella storia occidentale...
Se un luogo ti sembra lontano mettiti in viaggio e pensalo mentre cammini…
“C’è un giorno particolare nella storia occidentale che non è menzionato né dalla tradizione storica, né dal mito, né dalla Sacra Scrittura. E’ un sabato. Ed è diventato il più lungo dei giorni. Sappiamo di quel Venerdì della Crocifissione. Anche il non cristiano, l’ateo, lo conosce: conosce l’ingiustizia, la sofferenza interminabile, lo spreco, l’enigma brutale della fine, che rappresentano una parte così vasta non solo della condizione umana, ma della trama quotidiana delle nostre vite individuali. Conosciamo la sofferenza, la sconfitta dell’amore, la solitudine che formano la nostra storia e il nostro destino. Sappiamo anche cosa sia la domenica: per il cristiano è un presagio della resurrezione, di una giustizia e di un Amore che hanno vinto al morte; se siamo non cristiani o non credenti, conosciamo la domenica in termini analoghi: è il giorno della liberazione dall’inumanità e dalla schiavitù, per soluzioni terapeutiche politiche, sociali,…
Ma a noi spetta il lungo viaggio del sabato.
Tra la sofferenza, la solitudine, lo spreco indicibile da una parte e il sogno di liberazione, di rinascita dall’altra. Messe a confronto con la morte dell’Amore che è il venerdì, anche le più grandi espressioni artistiche e poetiche sono quasi impotenti e nell’utopia della domenica è probabile che le manifestazioni estetiche non abbiano più giustificazioni logiche né necessità di essere. Nell’immaginazione dell’opera poetica e nella musica che ci parlano della sofferenza e della speranza, della carne che sa di cenere e dello spirito che ha gusto di fuoco, la nostra percezione ansiosa e le nostre raffigurazioni sono sempre “sabbatiane”. Sono sorte da quell’immensità di attesa che spetta all’uomo. Senza di loro come potremmo essere pazienti?”
(Steiner G., Vere presenze, Garzanti, Milano 1992)
...prego il Signore di vegliare sul nostro viaggio del sabato,
su quest'occasione che ci ha voluto donare,
su quei piccoli passi che con speranza muoviamo giorno dopo giorno silenziosamente...“C’è un giorno particolare nella storia occidentale che non è menzionato né dalla tradizione storica, né dal mito, né dalla Sacra Scrittura. E’ un sabato. Ed è diventato il più lungo dei giorni. Sappiamo di quel Venerdì della Crocifissione. Anche il non cristiano, l’ateo, lo conosce: conosce l’ingiustizia, la sofferenza interminabile, lo spreco, l’enigma brutale della fine, che rappresentano una parte così vasta non solo della condizione umana, ma della trama quotidiana delle nostre vite individuali. Conosciamo la sofferenza, la sconfitta dell’amore, la solitudine che formano la nostra storia e il nostro destino. Sappiamo anche cosa sia la domenica: per il cristiano è un presagio della resurrezione, di una giustizia e di un Amore che hanno vinto al morte; se siamo non cristiani o non credenti, conosciamo la domenica in termini analoghi: è il giorno della liberazione dall’inumanità e dalla schiavitù, per soluzioni terapeutiche politiche, sociali,…
Ma a noi spetta il lungo viaggio del sabato.
Tra la sofferenza, la solitudine, lo spreco indicibile da una parte e il sogno di liberazione, di rinascita dall’altra. Messe a confronto con la morte dell’Amore che è il venerdì, anche le più grandi espressioni artistiche e poetiche sono quasi impotenti e nell’utopia della domenica è probabile che le manifestazioni estetiche non abbiano più giustificazioni logiche né necessità di essere. Nell’immaginazione dell’opera poetica e nella musica che ci parlano della sofferenza e della speranza, della carne che sa di cenere e dello spirito che ha gusto di fuoco, la nostra percezione ansiosa e le nostre raffigurazioni sono sempre “sabbatiane”. Sono sorte da quell’immensità di attesa che spetta all’uomo. Senza di loro come potremmo essere pazienti?”
(Steiner G., Vere presenze, Garzanti, Milano 1992)
...prego il Signore di vegliare sul nostro viaggio del sabato,
su quest'occasione che ci ha voluto donare,
un abbraccio, luigi!
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